Dalla bistecca astratta al Covid: auguri!

Bene, comincia un nuovo anno. Il lockdown, la neve che continua a cadere… Sto bene comunque. Con tanta fatica fisica, non psicologica, sto bene.

Piovono auguri da tutte le parti. Rispondo. Pure gentilmente. Ma dal mio eremo, da questo mio isolamento pressoché totale vorrei dire a me stessa, almeno a me stessa, la verità. Cara Emanuela, preparati, perché andrà sempre peggio. Forse tu riuscirai a vivere ancora qualche scampolo di serenità, perché hai ancora pochi anni davanti a te. Ma le tue figlie e quelli che verranno dopo di loro?

Le guerre. Oramai non è più soltanto una questione di guerre. Siamo oltre. Siamo alle pandemie planetarie, alle catastrofi planetarie. Oramai è solo questione di tempo.

Le mie figlie, i miei amici… Pochi accettano di guardare in faccia la realtà. Devono lavorare, andare a fare la spesa, pagare le tasse. Vivono in città dove la bistecca è una «bistecca astratta» (la definizione è della scrittrice Sharon Salzberg), il pane, pane astratto, l’acqua, acqua astratta… Tutto arriva magicamente sulle loro tavole, nelle loro case. In cambio di denaro. Non c’è più memoria, non c’è conoscenza, non c’è manualità. Vivono – viviamo – in una bolla.

In compenso c’è l’arroganza di pensare che tutto sia dovuto: la bistecca, il pane, l’acqua…

Il mondo è sempre stato diviso tra chi ha e chi non ha. E anche questo virus non ha fatto comunque giustizia. Quelli che hanno, stanno sempre meglio di chi non ha.

Noi siamo una società di gente che compra le crocchette per gatti in sovrappeso.

Noi ci scocciamo se non possiamo andare a sciare a Natale.

Noi siamo no-vax.

Noi ci appelliamo ai nostri diritti costituzionali.

[…]

Noi.

Questo Natale l’ho passato da sola. Niente pranzi. Finalmente non ho dovuto tener conto dei vegetariani, dei vegani, di chi non mangia la verdura, di chi mangia la carne ma non il pesce, di chi invece il contrario, di chi è allergico al glutine… Di chi ha la testa piena di stronzate [!].

Per mangiare, tutto dicembre ho speso Euro 200,00. Non ho comprato niente di speciale, non sono andata da nessuna parte. Sono infelice? No. Ho anch’io i miei problemi, ma non vado a cercarmene di inutili.

Adattarsi non significa appiattirsi. Significa tirare fuori tutte le proprie risorse per immaginare e creare la vita a misura propria. Significa anche sbagliare. E rimanere soli. Ma non è l’isolamento fisico che pesa, il macigno è il sentirsi estranei nel blablabla generale.

Cara Emanuela, tutto questo non cambierà. Le persone vogliono vivere di illusioni. E in cambio di denaro, il sistema gliele fornisce. Poi però un bel giorno arriva una bolla finanziaria, arriva un virus… Arrivano in tutto il mondo. E allora nel sistema si aprono le falle. Si perde il lavoro, si perde la casa, si va a mangiare alla Caritas. [Rubare ai ricchi è peccato.]

E poi guarda… Se nel bel mezzo di una pandemia globale, c’è comunque chi si impegna a sollevare polveroni per salvare il proprio status, il proprio potere, i soldini – cosa peraltro vecchia come il mondo – cosa vuoi che cambi? Non può che peggiorare, no?

Qualsiasi libro di storia, cara Emanuela, può raccontarti la medesima… storia: cambiamenti climatici, migrazioni, guerre, saccheggi, peste. Solo che adesso è diverso. Adesso c’è di mezzo anche il pianeta.

Sembro arrabbiata. Non lo sono. Mia figlia grande dice, anzi, che sono zen. Credo si riferisca al fatto che vivo fuori dal mondo. Senza impazzire per questo.

Ma io sono nel mondo. La bolla finanziaria e il virus mi hanno morso il sedere come a molti altri.

Sono consapevole, però, a differenza di molti altri, che noi tutti ci abbiamo messo del nostro per far accadere quello che sta accadendo. La bolla finanziaria e il virus non sono castighi divini, sono le conseguenze del nostro stile di vita. Abbiamo preferito tenere gli occhi chiusi, continuare a volare da una parte all’altra del mondo con Easy Jet, magari a Euro 30,00 a viaggio, neanche il costo della benzina da casa mia a Milano… Tanto per dirne una. Contraddizioni macroscopiche, ma chi se ne frega. Gente venuta su dal niente, da genitori con le pezze al culo, che con quattro lire in tasca si bea-va di andare in Egitto a fare le immersioni… Uauh!

E fuk a Regeni e Zaki!

Il Covid? Si sapeva anche quello, si sapeva che sarebbe arrivato. Con tutto il rispetto per quanti sono morti, anche amici miei. Con tutto il rispetto anche per mia madre, che nella casa di riposo dove vive è in isolamento perché il Covid è passato a fare gli auguri anche lì, nonostante l’impegno e la dedizione di tutto il personale. [Che non finirò mai di ringraziare.] Ma del Covid si sapeva. Era stato previsto. E allora?

Allora… Non lo so.

Quindi che auguri vuoi fare, Emanuela? Augurarti che gente tirata su a sofficini (per modo di dire) si converta al pensiero critico (che poi sarebbe forse l’unico augurio che varrebbe la pena di farci)? Cazzate. Non succederà.

Per me il 2020 è stato uno spartiacque: niente più auguri, niente più ipocrisia. Nel 2021 farò del mio meglio per continuare a pensare con la mia testa. Come ho sempre cercato di fare. Per quanto riguarda il resto, sono troppo vecchia per prendermi e farmi prendere in giro. Senza offesa per nessuno.

 

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